QUESTO PSC NON S'HA DA FARE

Prima di fare una qualsiasi programmazione attraverso l’approvazione del nuovo PSC, bisogna mettere in evidenza le necessità che l'amministrazione ritiene opportuno adottare per poter rispondere alle esigenze dei cittadini, ma anche e soprattutto bisogna sapere quello che si aspettano gli stessi cittadini.

Questa si chiama visione per lo sviluppo della città da parte dell'amministrazione e permette una programmazione almeno venticinquennale del proprio comune.; questo è quello che noi non riusciamo a vedere nella discussione per il nuovo PSC di Piacenza, piano che interessa soprattutto la questione aree militari.

Come messo in evidenza dallo stesso vicesindaco, ci sono delle incognite che riguardano le aree militari e che lo stesso Ministero della Difesa, attraverso suoi “rappresentanti” sul territorio, non riesce a risolvere rispondendo in modo adeguato e immediato alle perplessità dell'amministrazione.

Lo stesso comune ha richiesto una sorta di piano industriale per sapere come l'occupazione del polo di mantenimento pesante (ex arsenale) possa essere mantenuta ma soprattutto per poter capire se è possibile costruire un nuovo insediamento nell'area polo logistico (area tanto cara anche all'amministrazione) in quanto fuori dal centro abitato. Da questo piano industriale si potrebbe evincere che lo stesso Ministero della Difesa non abbia più intenzione di investire risorse a Piacenza.

A complicare ulteriormente la situazione ci sono le leggi che cambiano di finanziaria in finanziaria e che continuano a rimescolare le carte in tavola.

Tutto il PSC si chiude con una valorizzazione delle aree militari effettuata attraverso uno studio eseguito dal politecnico di Milano secondo le indicazioni che il consiglio comunale ha dato.

Capisce bene il lettore che avere così tante incognite porta l'amministrazione a tenere in considerazione diverse opzioni di utilizzo delle stesse aree e questo determina una valorizzazione delle aree che nel tempo può essere interpretata diversamente dalla successiva amministrazione o dai futuri investitori proprio per l’incertezza e la possibile scelta tra più opportunità.

Quello che chiediamo, in sostanza, è di adottare il PSC soltanto dopo un itinerario che interpelli la cittadinanza, attraverso un vero percorso partecipativo che interroghi il cittadino facendogli capire quali potrebbero essere le diverse prospettive che si aprirebbero per la città in diversi ambiti (turismo, istruzione, culturali, sociali, aree verdi, ecc.) in merito ad ogni opzione presa in considerazione e che possano e debbano rilanciare tutta la città, non solo le aree militari.

Questo metterebbe in condizione l'amministrazione comunale di poter fare la voce grossa al Ministero della Difesa, facendosi portavoce della volontà della città che non accetta la posizione a senso unico che oggi è in discussione e che obbliga il cittadino ad accettare una progettazione imposta dall’alto senza poter controbattere, ma che vuole essere parte attiva nel processo decisionale.

La storia insegna che la fretta è cattiva consigliera e rimaniamo del parere che adottare uno strumento del genere con troppe incognite porti solo a peggiorare quella che sarebbe la qualità della vita a Piacenza.

MoVimento 5 Stelle Piacenza
ufficiostampa@piacenza5stelle.it

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